DON MARIO CICERI
LA VITA
Don Mario Ciceri nacque l’8 settembre 1900 a Veduggio (Milano), un paese della Brianza che allora contava circa 1500 abitanti, e fu il quarto dei sei figli di Luigi Ciceri e Colomba Vimercati. Sin dagli 8 anni manifestò il desiderio di diventare sacerdote e, grazie al suo zelo, poté sostenere gli studi. Entrò in seminario a Seveso nel 1912 e fu ordinato sacerdote il 14 giugno 1924.
Mario Ciceri visse gli anni dell’infanzia circondato dalle premure affettuose e generose dei genitori che, benché semplici contadini, si assunsero con serenità e spontaneità l’onere di allevare, insieme alla propria prole, quella di Francesco Ciceri, fratello di Luigi Ciceri, la cui moglie Giuseppina Galbiati era morta di parto dando alla luce il tredicesimo figlio. All’interno di questa famiglia numerosa e nonostante le ristrettezze economiche, la madre – donna molto attiva e molto pia – educò Mario all’amore, alla dedizione, al lavoro, allo spirito di semplicità e alla pietà cristiana. All’età di otto anni manifestò il desiderio di farsi sacerdote al parroco di Veduggio, don Carlo Maria Colombo, che si fece carico di informare la famiglia, la quale fu ben lieta di accogliere il progetto di Dio sul figlio, benché le condizioni economiche e le numerose bocche da sfamare non permettessero di guardare con ottimismo alla realizzazione di un tale progetto, che avrebbe richiesto molti anni di studio. Il problema fu superato dallo stesso Mario: con il suo impegno di studente seppe meritarsi borse di studio e facilitazioni che gli permisero di proseguire la scuola e concludere il ciclo di studi teologici.
Nel maggio 1908 Mario ricevette il sacramento della Cresima; nel maggio 1910 quello della Comunione. Al termine della terza elementare proseguì gli studi presso il collegio Gervasoni di Valnegra (Bergamo): la prima domenica dell’ottobre 1912 venne «vestito da prete» ed entrò nel seminario diocesano di Seveso. Gli anni di formazione e di studio furono caratterizzati da una condotta esemplare: serio, impegnato, corretto, disponibile, attivo, lasciò nei superiori, negli insegnanti e nei compagni un ricordo penetrante e affettuoso, che si sarebbe espresso poi nel cordoglio generale e nella spontanea partecipazione al dolore per la sua morte prematura. All’inizio della seconda liceo, ottobre 1918, si trasferì – per mantenersi personalmente agli studi – nel Collegio Rotondi di Gorla Minore in qualità di «prefetto» dei collegiali; frequentò poi gli anni di Teologia presso il seminario di Porta Venezia a Milano. Ricevette l’ordinazione sacerdotale il 14 giugno 1924 nel Duomo di Milano dal cardinal Eugenio Tosi.
Don Mario Ciceri – novello sacerdote
La tenace fede di don Mario si sostanziava nella preghiera e nell’adorazione. Recitava spesso il rosario e costruì egli stesso una grotta simile a quella di Lourdes per l’oratorio. A uno stile di vita sobrio affiancò il cilicio come forma di sofferenza offerta per gli altri.
Don Mario fu un uomo di grandissima fede. La preghiera lo impegnava dalle prime ore del mattino fino a tarda sera. Faceva parte dell’associazione dei Sacerdoti adoratori e trascorreva il tempo libero in riflessione e meditazione, preferibilmente in chiesa davanti al tabernacolo dove componeva scrupolosamente le omelie e i discorsi e preparava la celebrazione della santa Messa con particolare cura e devozione. Dedicava moltissimo tempo al sacramento della Riconciliazione, nella parrocchia di Brentana e nei paesi limitrofi. Era molto devoto alla Madonna. Non tralasciava occasione per recitare insieme ai giovani il santo Rosario. Le sue preghiere furono esaudite nel caso di una giovane giudicata inguaribile e inviata a Lourdes. Nel 1935 vi andò egli stesso e vi trascorse notti di veglia in preghiera di fronte alla grotta. Ne costruì di sua mano una copia, conservata ora all’oratorio maschile di Sulbiate. Accanto a Maria don Mario venerava in modo particolare san Francesco, san Giovanni Bosco, il santo Cottolengo, santa Teresa del Bambin Gesù, dei quali ammirava la povertà, la disponibilità, lo spirito di sacrificio, l’umiltà, l’amore per i poveri e i sofferenti. Un culto speciale conservava per i defunti e non tralasciava occasione per invitare e accompagnare i giovani al cimitero recitando insieme, strada facendo, il santo Rosario. Una forma particolare di preghiera fu per don Mario portare strumenti di penitenza, quali il cilicio, senza manifestazioni esteriori. Offriva la sua sofferenza per gli ammalati, i non credenti, i peccatori. Scelse per sé uno stile di vita rigorosamente basato su sobrietà, povertà e rinuncia.
Don Mario fu investito di ritorno da Verderio il 9 febbraio 1945. Morì il 4 aprile, dopo aver offerto la sua vita per la pace. Il 25 aprile durante l’ufficio funebre in suo suffragio, 22 giorni dopo il solenne funerale a Brentana, giunse notizia della fine della guerra.
Sul far della sera del 9 febbraio 1945, ritornando in bicicletta a Brentana da Verderio Inferiore, dove si era recato per ascoltare le confessioni, don Mario fu vittima di un tragico incidente: a causa del buio e della neve un biroccio lo stravolse. Fu ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Vimercate per la frattura di varie costole e profonde lesioni al fegato. Moltissimi giovani e uomini del paese si radunarono all’ospedale pronti a donare il proprio sangue per il loro don Mario. Durante i due mesi di degenza don Mario si dimostrò esemplare nella sopportazione del dolore, e ci fu sempre una lunga fila di persone al suo capezzale. Morì il 4 aprile, offrendo la propria vita: «Se il Signore vuole la mia povera vita, io gliela offro volentieri, perché finisca la guerra, perché ritornino tutti i soldati, specialmente i nostri; gliela offro per i miei parrocchiani ai quali volevo tanto bene, per i poveri peccatori». I funerali si svolsero il 7 aprile a Brentana con la partecipazione di una folla immensa di persone e sacerdoti dei paesi limitrofi, testimoni dei 21 anni di apostolato di un uomo già ritenuto santo. Il 25 aprile, mentre si celebrava l’ufficio funebre in suo suffragio, giunse l’annuncio che la guerra era finita.
Don Mario Ciceri
ordinazione sacerdotale
14 giugno 1924